Il mito del Figlio di Afrodite: dal beat al progressive (articolo del 2012 di Luca Selvini)

La leggenda narra che dalla spuma del mare un giorno nacque la bellissima dea dell’amore Afrodite, meglio nota col nome latino di Venere. Dopo diversi millenni suo figlio fece la sua comparsa tra noi mortali sotto forma di tre ragazzi greci che suonavano in una rock band destinata ad un successo mondiale, breve ma intenso e questa è la loro storia; ma come tutte le storie incentrate su un gruppo, anche questa prende il via dal beat – in questo caso, quello ellenico – per cui è doveroso spendere due parole sulle principali formazioni che infiammarono i palchi delle città greche negli anni compresi fra il 1961 e il 1967, anno della nascita della band in questione, gli Aphrodite’s Child.

Nella seconda metà degli anni cinquanta anche la Grecia subì il fascino contagioso del Rock’n’Roll e ben presto, all’alba del decennio successivo cominciarono a germogliare decine di gruppi che imbracciavano le chitarre, pestavano sulle batterie e cantavano in lingua inglese; tra i primi vanno ricordati sicuramente THE PLAYBOYS, formatisi nel 1962, nei quali militava un giovane ed eccellente polistrumentista nativo del Cairo di nome Harris Chalkitis, di cui ci si occuperà più avanti; ma altrettanto significativi ed essenziali nell’evoluzione della scena musicale di questo paese mediterraneo erano anche THE ARIONES, THE GALAXIES, THE OLYMPIANS (un nome in tema!!), THE RABBITS, provenienti da Rodi, THE CHARMS, famosi per una versione di It’s My Life degli Animals, THE GIRLS, una band di sole ragazze poco più che sedicenni, e poi ancora THE KNACKS, THE TEENAGERS, THE MARINERS, THE PERSONS, THE CROWNS e THE ZOO, un gruppo composto da americani trapiantati in Grecia.

La formazione di maggior successo e forse la più conosciuta però era quella dei FORMINX, un quintetto dedito ad un suono a metà tra gli Shadows e i primi Beatles, capeggiato dall’organista Evangelos Odysseas Papathanassiou, detto Vangelis, probabilmente uno dei primi a possedere un organo Hammond in terra greca; gli altri erano il chitarrista  Vassilis Bakopoulos, il bassista Sotiris Arnis e il batterista Costas Skokos, ai quali ben presto si aggiunse il cantante Tassos Papastamatis. Incisero un buon numero di 45 giri e un LP ed ebbero un grosso successo nel 1965 con il brano Jeronimo Yanka che balzò in testa alle classifiche; inoltre tra il ‘63 e il ‘66 apparvero anche nel film musicale “O Thodoros Kai To Dikano” e in una pellicola rimasta inedita intitolata “Troubles”, diretta nientemeno che da Theo Angelopulos. Parallelamente alla sua attività con i Forminx, Vangelis (che aveva iniziato all’età di 4 anni a comporre musica sul pianoforte, pur non avendo mai avuto una formale educazione musicale), iniziò a registrare per altri artisti quali Aleka Kanelidou, Maria, Zoitsa Kouroukli, George Romanos, Ricardo Credi e Vilma Ladopoulos; poi nel 1966 conobbe un personaggio destinato a dare una svolta importantissima alla sua carriera: Demis Roussos.

Costui era nato col nome completo di Artemios Ventouris Roussos ad Alessandria d’Egitto ma in seguito alla crisi del Canale di Suez nel 1956 era stato costretto con la famiglia ad abbandonare la città come tutta la comunità greca e a trasferirsi ad Atene. Da ragazzo aveva frequentato il coro della Chiesa Bizantina Ortodossa e aveva studiato con profitto la chitarra e la tromba, poi all’età di diciassette anni, nel 1964 assieme a suo cugino Joe Michat aveva fondato il suo primo gruppo beat, THE IDOLS nel quale aveva il ruolo di bassista, mentre Michat era il leader e cantante; con loro c’erano Dinos Papavassiliou al pianoforte Notis Lalaitis all’organo Farfisa, Anthony Youlis alla chitarra e Nick Tsiloyiannis alla batteria. Agli inizi del 1966, dopo aver inciso una manciata di singoli, tra cui una dinamica cover di Boys delle Shirelles, Demis decise di lasciare la band per unirsi ad un nuovo gruppo e al suo posto arrivò al basso Manolis Kavouklis; la neonata formazione, battezzata col nome di THE MINIS comprendeva oltre a Demis, un chitarrista virtuoso con esperienze jazz di nome Argyris Koulouris, detto Siver, Themos Petrou alla voce, Lakis Vlavianos all’organo e Lukas Sideras alla batteria; ma andiamo con ordine…

Vlavianos era stato organista nel gruppo degli JUNIORS, una formazione nata nel 1962 che nella sua travagliata storia ha subìto la tragedia della morte del loro bassista Thanos Sougioul in seguito ad un incidente d’auto nell’ottobre del ’65 nel quale rimase seriamente ferito anche il chitarrista Alekos Karakantas. Per uno strano caso del destino il gruppo si trovò ad avere come sostituto, anche se per pochi giorni, un “certo” Eric Clapton, transfuga temporaneo dai Bluesbreakers e finito misteriosamente ad Atene, pur se all’epoca “Slowhand” già famoso in patria, era sconosciutissimo in terra ellenica.

Silver Koulouris esordì come chitarrista ritmico nel 1964 col gruppo beat degli SKY ROCKETS, per poi transitare anch’egli negli Juniors nella primavera del ’66 prima di unirsi ai Minis; fece inoltre parte dell’orchestra che accompagnava Toni Pinelli, un cantante italiano molto famoso in Grecia alla metà dei sixties; Sideras invece, un ottimo batterista, era entrato a far parte del gruppo THE STORMIES in sostituzione del dimissionario Makis Saljaris; formatisi ad Atene nel 1964, gli Stormies comprendevano anche il chitarrista e cantante Alekos Glykas, il chitarrista Spyros Metaxas e il bassista Cemos Petros e avevano inciso tre 45 giri; il primo, Dilly Dilly/Teenage Love dal sapore marcatamente beat e il secondo intitolato Try Try Try/Drums In The Storm, due brani dal suono garage caratterizzati l’uno dal fuzz della chitarra e l’altro da un bell’assolo di batteria di Lukas Sideras. Un primo singolo, realizzato nel 1965 con la cantante Zoitska “Zoe” Kouroukli, pubblicato come “Zoe & The Stormies”, comprendeva il pezzo The Girl Of Ye-Ye e Let’s Shake Together, traduzione in inglese di Laissez Tombez Les Filles, una canzone di France Gall.

Torniamo ai Minis; la formazione durò solo lo spazio di pochi mesi e si esaurì entro l’anno della sua nascita, pur con un’intensa attività e dopo aver esordito al Coronet Club, collaborò con la cantante Zoe, poi apparve nel film "To Be Or Not To Be", di Orestis Laskos e incise un paio di singoli, tra cui una versione di And I Love Her dei Beatles; per questo disco il gruppo chiamò Vangelis all’organo e fu la prima volta che i futuri membri degli Aphrodite’s Child si trovarono tutti assieme in sala d’incisione (Kolouris aveva già stretto amicizia con Papathanassiou nel ’64). Dopo questa esperienza Demis e Vlavianos alla fine dell’anno lasciarono la band per entrare nei WE FIVE, una specie di “supergruppo” che comprendeva oltre a loro due anche gli ex-Stormies Spyros Metaxas e Makis Saljaris e Alekos Karakantas, ex chitarrista degli Juniors; ed è proprio in questa band che Roussos iniziò a mettersi in luce come cantante e a sviluppare le sue straordinarie doti vocali che si possono udire in cover di brani celebri quali Black Is Black, Don’t Bring Me Down e When A Man Loves A Woman. Con loro andò avanti fino alla primavera del 1967, anno in cui ci fu il famigerato colpo di stato dei colonnelli… il clima si fece d’un tratto poco piacevole e la musica beat e i capelloni ebbero vita dura; i Forminx cessarono improvvisamente la loro esistenza al culmine del successo, ma Vangelis determinato com’era a continuare la carriera di musicista decise assieme a Sideras e Koulouris, i due superstiti dei Minis, di formare un nuovo quartetto denominato PAPATHANASSIOU SET e chiese a Demis Roussos di unirsi in qualità di bassista e cantante. Questa formazione partecipò all’incisione del brano Siga Siga del cantante francese Ricardo Credi e collaborò poi con George Romanos all’album “In Concert and In Studio” incidendo cinque brani, due dei quali intitolati The Clock e Our Love Sleeps On The Water, verranno pubblicati su singolo su etichetta Zodiac a nome “Vangelis And His Group”.

Altri due brani a firma Papathanassiou-Koromilas, intitolati Plastic Nevermore e The Other People vennero spediti in forma di demo alla Philips (verranno pubblicati poi nel 1968); si trattava di due canzoni che già mostravano le intenzioni dei ragazzi: unire il pop melodico con le tradizioni e i suoni mediterranei, con in più una certa dose di psichedelia tipica dei gruppi del periodo; ed è soprattutto col secondo brano che si evidenziava questa tendenza, con la voce drammatica ed emotiva di Demis e le escursioni acide delle varie tastiere di Vangelis.

Nel marzo del 1968, i quattro amici a questo punto lasciarono la Grecia per cercare di approdare a Londra, dove le speranze di ottenere un successo a livello mondiale erano molto più concrete, ma le cose si complicarono; arrivati in un primo tempo a Parigi per prendere accordi con la casa discografica, Silver Koulouris dovette lasciare la band e far ritorno a casa per adempiere al servizio militare, mentre Demis e Lukas Sideras decisi a raggiungere l’Inghilterra furono bloccati al porto di Dover perché non avevano i permessi di lavoro e dovettero rientrare in Francia dove nel frattempo era arrivato Vangelis con la sua ragazza. 

I tre amici, con pochi soldi in tasca e senza lavoro, furono costretti a dormire in alberghi a buon mercato; bisognava guadagnare qualche soldo ma non erano in grado di parlare correttamente la lingua e forse anche a causa dei disordini politici, non si riuscì ad organizzare alcun concerto. Lukas e Demis passarono ore cercando di mettersi in contatto telefonico con i loro genitori ad Atene per farsi spedire dei soldi. Vangelis però era sotto contratto con la Phonogram e grazie a ciò i tre riuscirono ad ottenere un incontro con un dirigente della Philips francese di nome Pierre Sberro che, incuriosito dal demo, riuscì a stipulare un accordo con la sussidiaria Mercury; a questo punto qualcuno della casa discografica suggerì ai ragazzi di cambiare il proprio nome e ribattezzarsi APHRODITE’S CHILD, richiamandosi alle loro origini greche e alla mitologia di quel paese; Sberro affiancò al trio un paroliere di nome Boris Bergman e fece incidere ai nuovi protetti un brano derivato da un “canone” del compositore seicentesco Johann Pachelbel; si era sull’onda dei successi dei Procol Harum e in quel periodo andava di moda innestare partiture classiche nella musica rock. Il brano, intitolato Rain And Tears uscì su 45 giri nel maggio del ’68, in concomitanza con le manifestazioni studentesche ed era accoppiato a Don’t Try To Catch A River; il lato A scalò subito le classifiche francesi ed europee e ben presto divenne un hit a livello mondiale, molto conosciuto anche il Israele, Iran, Argentina, Brasile, Giappone e Hong Kong. La Philips pubblicò poco dopo un singolo che conteneva i due pezzi incisi l’anno prima, a cui seguì la registrazione di un LP intitolato “End Of The World”, pubblicato in ottobre su etichetta Mercury, un lavoro di indubbio spessore dove oltre alla bellissima melodia del pezzo che porta l’omonimo titolo facevano la comparsa anche brani acidi e psichedelici come la misteriosa The Grass Is No Green, disperato lamento di montanari macedoni, l’allucinata, spettrale Day Of The Fool e The Shepherd And The Moon, canto notturno di un giovane pastore. Nel disco i tre suonavano svariati strumenti: Vangelis introdusse il mellotron e in più clavicembalo, organo, piano, piano elettrico e percussioni, mentre Demis oltre a basso e chitarra acustica usava il bouzuki e la tromba e Sideras le congas e altre percussioni della tradizione ellenica. Alla fine dell’anno vennero estratti dal 33 giri due brani per il nuovo singolo: End Of The World/You Always Stand In My Way, poi nel 1969 il gruppo ebbe le carte in regola per recarsi a Londra dove incise il secondo LP realizzato negli studi Tridents; in alcuni brani anche se non accreditato comparve Silver Koulouris alla chitarra, che nel frattempo aveva potuto raggiungere i compagni nella capitale inglese. Silver durante il suo soggiorno in Grecia nel 1968 aveva collaborato con un gruppo beat dal curioso nome: CINQUETTI (nulla a che fare con la “nostra” Gigliola Cinquetti) e poi, terminato il servizio militare aveva continuato la sua attività di musicista come turnista accompagnando diversi artisti famosi e negli anni a seguire arriverà a suonare con personaggi del calibro di Aretha Franklin e James Brown.

Il nuovo album, intitolato “It’s Five O’ Clock” era più sbilanciato verso il pop, anche se facevano capolino ritmi funky, spruzzatine di jazz e qualche bizzarria; il disco si avvalse della collaborazione del paroliere Richard Francis e oltre alla canzone che dava il titolo all’LP, inutile dirlo un successone edito anche a 45 giri, comprendeva anche un pezzo a firma Sideras intitolato Let Me Love, Let Me Live, una specie di “mantra” caratterizzato dalle percussioni rutilanti, un bel lavoro di chitarra elettrica e il vorticoso gioco delle tastiere; c’erano poi le morbide atmosfere tanto care a Demis espresse in brani come Marie Jolie e Annabella, dense del profumo e del sole del mare Egeo.

A febbraio il gruppo fu contattato per partecipare al Festival di San Remo e giunse in Italia per registrare due brani che usciranno su singolo solo per il mercato nostrano: Lontano Dagli Occhi/Quando L’Amore Diventa Poesia, il primo un brano di Sergio Endrigo. E intanto gli Aphrodite’s continuavano a macinare successi con I Want To Live (in pratica una rivisitazione della celebre “Plaisir D’Amour”), presentata al Festival di Venezia del 1969 e con Spring, Summer, Winter and Fall; ma a questo punto iniziarono anche i primi dissapori; Vangelis che non sopportava i lunghi tour che il trio si doveva sobbarcare per tutto il mondo, spesso veniva sostituito sul palco da suo fratello Niko Papathanassiou; egli preferiva concentrarsi di più sulla musica ed era anche scontento della direzione troppo commerciale che avevano intrapreso, Demis invece era ben contento di proseguire con quella formula vincente.

Nel 1970 Vangelis e il paroliere greco Costas Ferris si imbarcarono in un progetto affascinante quanto controverso, ovvero quello di creare un opera rock ispirata all’Apocalisse di San Giovanni; questa volta della partita ci furono anche Silver Koulouris, che potè finalmente far parte a pieno titolo degli Aphrodite’s Child e altri due musicisti esterni: Harris Chalkitis, il famoso ex componente dei Playboys, al basso, sax, percussioni e voce, Michael Ripoche al sax e trombone con in più le voci narranti di John Forst (in inglese) e di Yannis Tsarouchis (in greco). Il doppio disco, intitolato “666” era un lavoro ambizioso e complesso, che potremmo definire di rock progressivo e conteneva brani contaminati dal folklore ellenico, dalla psichedelia e dal pop, con atmosfere mistiche e religiose della tradizione bizantina alternate a pezzi hard rock. Vangelis fece un massiccio uso di sintetizzatore e tastiere elettroniche e inoltre suonò flauto, percussioni e vibrafono; Lucas Sideras cantava anche in un pezzo funk intitolato The Beast, Silver dava il meglio di sé in Do It! Con un virtuoso assolo di chitarra, mentre Demis ebbe un ruolo marginale nel disco, ma la sua fantastica voce svettava nell’introduttiva Babylon, nella superba e sognante The Four Horsemen e intonava un canto da “muezzìn” in Lament, limitandosi a fare da corista nel resto. L’attrice Irene Papas ebbe una partecipazione straordinaria nel censuratissimo brano Infinity (semplicemente indicato sulla copertina col simbolo matematico ∞), dove in un’orgia di percussioni (è il caso di dirlo), simulava un orgasmo femminile.

Mentre Vangelis era impegnato nella realizzazione del disco, che si protraeva a lungo tra mille difficoltà, ritardi e l’ostracismo della Mercury che voleva omettere il brano “incriminato”; gli altri partirono per un tour europeo con Harris Chalkitis come suo sostituto e alla fine, quando finalmente l’album venne pubblicato nel 1972, uscì per l’etichetta Vertigo, ma il gruppo si era già sciolto da diversi mesi; solo un singolo fu estratto dal doppio LP: Break/Babylon ma nel frattempo ognuno aveva già intrapreso direzioni diverse. Demis si spostò dapprima in Italia e intraprese la carriera solista: con un repertorio romantico e la sua immagine da “profeta biblico” divenne un cantante melodico di enorme successo in tutto il mondo e registrò una lunga serie di LP (oltre cinquanta!) e di singoli, il primo dei quali, la celeberrima We Shall Dance vedeva alla batteria Lucas Sideras, quest’ultimo da parte sua formò nel 1971 un gruppo chiamato EROS assieme a Lakis Vlavianos, Harris Chalkitis, e al chitarrista di origini ungheresi Dimitri Tambossis; l’anno seguente incise a suo nome un 45 giri dal titolo One Day, che si avvaleva della collaborazione alla chitarra di Silver e infine approdò negli YPSILON nel 1977, un trio formato con Lakis Vlavianos e Dimitris Katakouzinos.

Koulouris nel 1971 a Londra partecipò ad alcune session al Marquee assieme a Vangelis, al bassista Brian Odger, al violinista Michael Ripoche e al batterista Mick Waller che produssero una serie di registrazioni che videro la luce solo nel 1978 in un progetto intitolato “Dragon”, prodotto dal mitico Giorgio Gomelsky. Negli anni successivi parteciperà poi ai vari dischi solisti degli ex Aphrodite’s Child quali gli album di Vangelis “Alpha Beta” e “Earth”, sorta di opera rock sinfonica, e quello di Demis del 1984 “Reflection”.

Vangelis oltre ai lavori già citati pubblicherà un album di musica tradizionale con l'attrice greca Irene Papas intitolato “Odes” e una serie di dischi con il cantante degli Yes, Jon Anderson; si dedicherà in parallelo con successo anche alla composizione di colonne sonore tra cui quella del film “Blade Runner” nel 1983; ma ha anche composto quelle per il film di Rossif “L'Apocalypse des Animaux” (Sunny Earth), “Missing” di Costa Gavras e di “1492 - La Scoperta del Paradiso”. Nel 1982 vincerà l'Oscar per la colonna sonora del film “Momenti di Gloria”.

                                                DISCOGRAFIA 45 GIRI

Rain & Tears/Don't Try To Catch A River                       Mercury 132501 MCF (maggio 1968)      

Plastics Nevermore/The Other People                           Philips 40536              (ottobre 1968)

End Of The World/You Always Stand In My Way           Mercury132502 MCF (ott. ’68)

Valley Of Sadness/Mister Thomas                                Mercury 132503 MCF (gennaio1969)

Lontano Dagli Occhi/Quando l'Amore Diventa Poesia      Mercury 133 250  MCF   edito solo in Italia (gen.1969)

I Want To Live/Magic Mirror                                          Mercury  132 505 MCF      (aprile1969)

Let Me love, Let Me Live/Marie Jolie                              Mercury  132 506 MCF     (ottobre1969)

It's Five O'Clock/Wake Up                                            Mercury 6033 002  Spagna (nov. 1969)

It's Five O'Clock/Funky Mary                                        Mercury  132 508 MCF   (gennaio1970)

Spring, Summer, Winter And Fall/Air                            Mercury  6033  003          (ottobre1970)

Such A Funny Night/Annabella                                    Mercury  6033006               (nov.1971)

Break/Babylon                                                            Vertigo    6032  900         (ottobre1972)

                                                    DISCOGRAFIA LP 

End Of The World                                                        Mercury   138  350  MCY    (nov.1968)

It’s Five O’Clock                                                          Mercury   138  351 MCY     (nov.1969)

666                                                                            Vertigo   6673  001              (ott.1972)


Ultimo aggiornamento: 3.1.2024

Ricerche ed elaborazione discografia: Franco N. Lo Schiavo - Italia